Le più antiche tracce della presenza umana nel territorio di Salvore sono state scoperte nella parte settentrionale del promontorio dove, nei sedimenti di löss (loess), utilizzati dal cementificio di Umago, sono stati trovati resti di attrezzi di selce (punteruoli, raschiatoi, coltellini), il che ha dimostrato l’esistenza di due insediamenti preistorici dell’età della pietra: quello più antico, del paleolitico recente (20 000 – 10 000 a.C.) e quello più giovane del mesolitico antico (10 000 – 5 000 a.C.) (MALEZ 1987: 3-47; MALEZ 1987a: 9-32). Questo insediamento mesolitico è, per ora, insieme al sito paleolitico nell’estremo meridione dell’Istria, ossia a Capo Promontore, l’unico insediamento a cielo aperto dell’epoca scoperto nella penisola istriana.
L’insediamento palafitticolo sommerso scoperto nella parte settentrionale della baia di Zambrattia (2008), datato, in base al materiale archeologico rinvenuto (frammenti di recipienti in ceramica), al periodo che va dal 4000 al 3000 a.C., ha permesso di concludere che la vita si sviluppò entro questo insediamento preistorico, unico nello spazio istriano, dal tardo neolitico fino all’età del Bronzo antico. L’abitato, che si estendeva su una superficie di circa 10.000 m², era costituito da case costruite su pali di legno (KONCANI UHAČ 2009: 263-268).
L’età del Bronzo nella zona di Salvore, come avviene per l’intero territorio istriano, è segnata dalla costruzione dei castellieri, che iniziano a comparire già dall’età del Bronzo antico su quasi tutte le alture strategiche e facilmente difendibili. La nascita di questi siti d’altura in località scelte strategicamente al fine di controllare le vie di comunicazione, si manifesta come conseguenza del pericolo costante di possibili attacchi, ma anche per favorire la formazione di nuove relazioni sociali, determinate dalla migrazione delle popolazioni che, a partire dalla prima metà del II millennio a.C., arrivarono a cavallo dall’Europa orientale.
Il primo a occuparsi sistematicamente dei castellieri istriani fu il medico triestino Carlo Marchesetti, che nel 1903 ne ha registrati 353, di cui 3 sull’attuale territorio di Salvore (MARCHESETTI 1903 – 1981). Si tratta dei castellieri di San Pietro, Colombania e Romania.

In generale questi abitati d’altura erano circondati da una o più cerchie di mura costruite a secco con blocchi di pietra lavorati al grezzo. La loro altezza e larghezza dipendeva dalla posizione; laddove la parete era scoscesa, le mura non c’erano o erano basse e di qualità scadente, mentre in corrispondenza delle parti accessibili erano più alte e solide. Quello che oggi vediamo delle cerchie di mura sono i resti, a forma di terrapieno, di pietre coperte da una folta vegetazione, ben visibile presso il castelliere di Romania. Strategicamente situato sull’altura sopra il golfo di Zambrattia, a 46 m s.l.m., il castelliere di Romania era cinto in passato da tre mura concentriche (MARCHESETTI 1903 – 1981: 92). Il muro occidentale, probabilmente esterno, oggi è ben visibile, soprattutto in seguito all’estirpazione della vegetazione dal lotto eseguita circa un anno fa. Questo terrapieno di pietra, la cui larghezza supera i 4 m ed è visibile da una distanza di circa 150 m, fungeva in passato da difesa per la comunità, che viveva in costante allerta dagli attacchi del nemico.

Contemporaneamente al castelliere di Romania, sono attivi anche quelli di San Pietro e di Colombania, come pure alcuni castellieri esterni al territorio salvorino, i quali, tuttavia, durante le fasi intensive di insediamento, erano da esso inseparabili. Si tratta dei castellieri di Marcovaz, di Castelvenere e del castelliere a Ungheria, presso Umago. Erano posizionati in modo da essere visualmente in contatto; la loro interrelazione in linea d’aria era di 2,8 km, quanto dista San Pietro da Romania e 4,76 km, ovvero la distanza che intercorre tra San Pietro a Colombania. Un significativo ritrovamento di una punta di lancia (MARCHESETTI 1903 – 1981: Tav. XI, 19) in bronzo (oggi conservata nel Civico Museo di Storia ed Arte a Trieste, regalata dal Marchesetti) è l’unico reperto in metallo di questo castelliere, mentre i frammenti di recipienti ceramici fatti a mano si trovano sparpagliati ovunque.
Strategicamente collocato sull’altipiano del versante settentrionale della cima sopra il golfo di Pirano, il castelliere di San Pietro (78 m s.l.m.) comunicava con il territorio circostante in tutte le direzioni, controllando mare e terraferma. L’abitato di San Pietro, che si estendeva nel passato su una superficie di 12 500 m², è uno dei più significativi ed estesi insediamenti dell’età del Bronzo in queste zone (MARCHESETTI 1903-1981: 92). La sua distruzione è stata determinata soprattutto dalle costruzioni basso-medievali (chiesa di San Pietro e monastero benedettino) e moderne del XIX secolo, ma anche dalla recente collocazione del ripetitore. Delle tre cinte concentriche di mura difensive è stata conservata solamente quella nord-orientale. Come a Romania, ora è solamente un terrapieno in pietra ricoperto dalla vegetazione, che l’occhio inesperto potrebbe scambiare per un muro a secco.
Tra i numerosi tumuli in pietra – caratteristiche sepolture dell’età di Bronzo – posti sulla pendenza della parte sud-ovest dell’abitato, nel maggio del 2012 ne è stato scavato parzialmente uno. Sul bordo di un tumulo in buona parte distrutto è stata trovata la tomba di un personaggio femminile, sepolto insieme al suo corredo (in questo caso, braccialetti di bronzo). Ciò ha reso possibile la datazione del sepolcro nel Bronzo recente (intorno al 1200 a.C.) (Le ricerche sono state effettuate l’Istituto croato di Restauro e condotte dall’archeologo Tihomir Percan al quale ringraziamo in questo luogo per le informazioni sui reperti.).
Il castelliere di Colombania (134 m s.l.m.) è posizionato a nord-est dall’omonima stanzia, sul dosso rivolto verso il golfo di Pirano, ed è un castelliere di dimensioni minori e di forma ovale. È il castelliere meglio conservato in questa zona. Al suo interno si trovava un tempo un muro difensivo e, dalla parte orientata verso il mare, c’era un’altro un muro, distante 20 m dal primo. Ai tempi di Marchesetti, queste mura conservavano ancora un’altezza di 1-1,5 m e una larghezza di 5 – 8 m, mentre oggi sono ben visibili solo dall’alto. Secondo Marchesetti, il castelliere aveva anche due entrate, una a est e l’altra a ovest (MARCHESETTI 1903-1981: 77; LONZA 1977: 39).

La posizione di un altro abitato su altura (46 m s.l.m.) è stata recentemente ubicata nella località di Barafitto, tra i borghi di Alberi e Monte Rosso. Questo insediamento preistorico è stato distrutto dalle recenti costruzioni (il nuovo edificio sacro), ed è riconoscibile solamente dai frammenti fittili di ceramica preistorici sparsi nei dintorni (MIHOVILIĆ-BRADARA-KOMŠO 2004).
Oltre all’inevitabile posizione strategica, grazie alla quale si otteneva uno specifico grado di sicurezza da attacchi a sorpresa, nonché la possibilità di controllo e di osservazione del territorio circostante, gli altri fattori che hanno portato alla formazione di questo tipo di abitato erano il terreno fertile, i pascoli, la vicinanza del mare come fonte di sostentamento (pesca, raccolta di molluschi e sale …) e, in particolare, la vicinanza di acqua potabile. L’intera zona di Salvore è caratterizzata dalla ricchezza di acque sotterranee e di pozzi ancora oggi utilizzati per l’abbeveramento del bestiame e per far fronte a eventuali necessità della collettività, giacché ogni abitato di questo tipo era dotato anche di cisterna, mentre le abitazioni, di solito poste a ridosso delle mura, avevano la forma di un parallelepipedo (BURŠIĆ MATIJAŠIĆ 2007: 528).
Considerando l’assenza di sistematiche ricerche archeologiche nel territorio di Salvore, di Umago e di Buie, per ora si può affermare con certezza che i castellieri di San Pietro, Romania e Colombania sono sorti nell’età del Bronzo e che la vita al loro interno continuò per l’intera età del Ferro antico (all’incirca fino al 500 a.C.), come indica la maggior parte dei frammenti di contenitori in ceramica dell’epoca (BURŠIĆ MATIJAŠIĆ 2007: 430-434). Con ciò diventa chiaro che, con l’arrivo degli Histri (che immigrano in Istria durante la seconda metà del I millennio a.C., determinando la fase protostorica del Ferro) la vita nei castellieri continua, ma in condizioni diverse. Tuttavia, nonostante che lo stile di vita in questi abitati d’altura e strategicamente ben difesi rimanga invariato nel corso del Ferro antico, si tratta comunque di due fenomeni etnico-culturali indipendenti e differenti, che emergono e durano per un determinato periodo. Il constante e millenario progresso delle anonime popolazioni dell’età del Bronzo finisce con la loro assimilazione e sottomissione agli Histri, che si sviluppano autonomamente fino alla conquista romana e all’integrazione dell’Istria nella cultura e nell’apparato statale di Roma (fine del I secolo a.C.); in questo momento termina la preistoria e inizia la storia.

Uno dei maggiori cambiamenti che gli Histri hanno introdotto all’inizio dell’età del Ferro era una differenza nella modalità di sepoltura. I tumuli in pietra con il tempo scomparvero e i defunti venivano inceneriti e sepolti in urne di bronzo, ceramica o pietra, senza elementi superficiali. Attualmente non abbiamo indizi di incinerazione nei castellieri di Salvore.
La posizione di questi nostri abitati, sulle alture sopra le ripide coste (San Pietro e Colombania) o in posizioni più sicure non lontano dal mare (Romania), indica che durante il II e I millennio a.C. per gli abitanti dell’epoca, senza distinzione tra gli anonimi abitanti del Bronzo o gli Histri dell’età del Ferro, la navigazione era un’importante forma di comunicazione e che la baia maggiormente protetta di queste zone, la baia di Salvore vecchia, aveva sicuramente un ruolo di prim’ordine nel commercio dell’Adriatico prima dell’Antichità (BURŠIĆ MATIJAŠIĆ 2009: 31-48). Che la navigazione, o perlomeno tale pratica, fosse importante in epoca preistorica è comprovato dal ritrovamento di una piccola imbarcazione scoperta nella baia di Zambrattia e che viene generalmente datata I millennio a.C. (KONCANI UHAČ 2009: 268). È la prima scoperta di questo tipo nel fondale marino istriano ed è ancora in fase di studio.
BIBLIOGRAFIA:
Malez, M., Pregled paleolitičkih i mezolitičkih kultura na popdručju Istre, Arheološka istraživanja u Istri i Hrvatskom primorju, Izdanja Hrvatskog arheološkog društva 11/1, Pula 1987, 3-47.
Malez, M., Paleontološke, paleolitičke i arheoozološke osobitosti zapadne Istre, Zbornik Poreštine 2, Poreč 1987, 9-32.
Koncani Uhač, I., Podvodna arheološka istraživanja u uvali Zambratija, Histria Antiqua 17/2009, 263-268.
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Mihovilić, K. –Bradara, T. –Komšo, D., Arheološka reambulacija područja Crvenog vrha, Arheološki muzej Istre u Puli, Pula 2004.
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Kandler, P., L’ Istria I, Trieste 1846.
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