L’anfora (lat. amphora = gr. ἀμϕορέα: portatore [ansa] = phérein: portare ) è un recipiente di ceramica a due anse prodotto in serie e in grandi quantità. A seconda della forma e della grandezza, l’anfora serviva per preservare, contenere e trasportare sostanze liquide come l’olio (amphorae olearie) e vini (amphorae vinarie), solidi come le olive, frutta secca, sale, granaglie e sostanze semiliquide come ad esempio il garum, muria, oxygarum, liquamen e halex. (Bjelajac 1996: 10) Le forme dell’anfora variano a secondo del contenuto, del tempo, della praticità manuale e dei canoni estetici.

FOTO 1. Amfora /Anfora LAMBOGLIA 2 (kat. br. / num. cat. 1)
La produzione delle anfore era strettamente collegata alla produzione dell’olio d’oliva e dei vini in una determinata zona. Le officine (figlinae) facevano spesso parte di poderi organizzati nei quali si svolgeva l’intero processo lavorativo: dalla coltivazione allo stoccaggio del prodotto finale, fino alla spedizione in varie regioni. I proprietari delle grandi tenute erano consoli e senatori, i cui nomi ci vengono tramandati dai bolli impressi sulle anfore. Le anfore erano contrassegnate anche dai graffiti (tituli picti), dai quali si raccolgono dati sugli schiavi, sui possidenti terrieri, sui proprietari delle officine ceramiche, sul peso delle anfore piene, sul loro contenuto e sull’origine. Una volta che le anfore venivano riempite, si conservavano con uno strato di olio, resina o calce, per non far entrare l’aria e infine venivano sigillate con il tappo in sughero o in ceramica.

      Il concetto di anfora è utilizzato nel mondo romano come unità di misura (26.2 l.) e così anche la capacità di trasporto delle navi nell’antichità si calcolava in anfore. Una nave mercantile romana media di 20 m di lunghezza poteva portare da 1.500 a 2.000 anfore, il che equivale a un totale di 50 t. (Radman – Livaja 2006: 151). Le anfore si posizionavano sui puntali nella sabbia durante il trasporto mentre le file superiori si posavano sugli spazi lasciati scoperti da quelle inferiori, una sopra l’altra. Per impedire l’infrangersi delle pareti delle anfore, gli spazi venivano riempiti con della paglia e così il carico diventava una massa omogenea.

FOTO 2. Amfora /Anfora LAMBOGLIA 2 (kat. br. / num. cat. 1)
      Dopo l’arrivo della nave a destinazione, le merci destinate ad un ulteriore trasporto via terra venivano spesso travasate in “borracce di pelle” che erano più idonee per questi tipi di carico.[*] A questo punto, le anfore venivano spesso gettate via e così si formavano grandi discariche vicino ai porti e ai mercati. (Petrić 1989: 14)

      In alcuni casi, dopo il travaso, le anfore si utilizzavano nuovamente per il trasporto di merce identica, simile o differente. Le anfore danneggiate o vuote erano utilizzate a scopi totalmente differenti. I loro frammenti si sminuzzavano e venivano aggiunti alla malta di calce per renderla impermeabile, mentre con i loro “ventri” collegati si costruivano i canali per lo scolo dell’acqua. Se disposte in fila, spesso si usavano per stabilizzare e drenare il terreno. Si incorporavano nelle cupole per supportare il peso del tetto, ma erano utilizzate pure come urne e sarcofagi per la sepoltura dei defunti.

      Le anfore scoperte durante le ricerche archeologiche subacquee nel 1995 e 1996, come pure in occasione della ricognizione archeologica del 1995 a Salvore, sono un importante indicatore dei flussi economici e delle rotte marittime in queste zone. Il porto di Salvore era l’ultimo porto in cui “riposare” prima di raggiungere Aquileia: il punto di partenza delle legioni romane, il punto di snodo delle comunicazioni militari e degli scambi commerciali – e altresì il centro di smistamento e distribuzione delle anfore, il luogo in cui si incrociavano le vie marittime e proseguivano quelle continentali. [**]

FOTO 3. Amfora /Anfora LATE ROMAN 3 (kat. br. / num. cat. 24)
      I rari rinvenimenti di anfore risalenti al periodo compreso tra il IV e il II sec. a. C. nel territorio di Salvore sono il riflesso delle differenze politiche, economiche e culturali nell’Adriatico settentrionale durante il dominio degli indigeni Histri. Le anfore del Mediterraneo occidentale compaiono in seguito alla sconfitta degli Histri e con l’instaurazione del dominio romano nella seconda metà del I secolo a.C. I reperti d’anfore di tipo Lamboglia 2, Forlimpopoli e Keay LII testimoniano l’intensa attività commerciale e l’esportazione del vino a partire dal II secolo a.C. fino al II secolo d.C., quando comincia un calo di produzione del vino in Italia. (Bonifay, Pieri, 1995: 115-116.; Starac, 2006: 88 -89.) Le anfore greche Cretese 1 contenenti vino d’alta qualità si importano continuamente nell’Alto Adriatico a partire dal I secolo. (Marangou-Lerat: 1995) Le anfore da olio Dressel 6B sono le più frequenti dell’Adriatico settentrionale nel I e II secolo e sono rare nelle altre zone perché le province ispaniche, africane ed egee producevano il proprio olio di qualità e non avevano la necessità di importarlo. Nel III e IV secolo si importava sempre di più l’olio dall’Africa settentrionale, il che è comprovato da numerosi rinvenimenti di anfore del tipo Africana grande (Zevi, 1969: 173-195), Africana piccola (Bonifay, 2004: 106-107), Spatheion (Bonifay, 2004:106-107), Tripolitana (Bonifay; 2004: 105-106 ). I prodotti ittici sono presenti sul territorio salvorino nel IV secolo in anfore “tarde” Dressel 6B che si producevano a Loron presso Parenzo. (Maggi, Marion, 2011: 176-177)
FOTO 4. Amfora /Anfora GÜNSENIN 1 (kat. br. / num. cat.33)

     Nel periodo compreso tra il V e il VII secolo si arriva a una contrazione dei centri produttivi d’anfore nel Mediterraneo occidentale e appaiono anfore dalle più lontane regioni del Mediterraneo orientale. Quantitativamente, nel territorio salvorino le anfore da vino e da olio più presenti sono quelle di tipo Late Roman (1-3), che vanno dal V al VII secolo, provenienti dall’Oriente e diffusesi insieme al potere bizantino (538).(Pieri, 2005) Si tratta di anfore paleobizantine (che si possono suddividere in sette tipi diversi) con il corpo cilindrico e sferico, decorate da costole orizzontali e con anse semplici. La loro produzione è influenzata direttamente dalla produzione e dall’uso di tradizione romana.

      Il commercio e il trasporto di vino d’alta qualità dal Mediterraneo orientale, dalle isole greche e dalle regioni del Mar Nero verso il Mediterraneo orientale, continua fino al XII secolo; di ciò ci rimangono numerose testimonianze anche a Salvore, dove troviamo anfore bizantine da vino risalenti al periodo compreso tra il IX e il XII secolo, che venivano prodotte per la maggior parte nell’attuale Turchia e sulla costa adriatica orientale. ( Brusić, 2010: 243-255)

     L’assenza, tra il materiale ceramico rinvenuto a Salvore, di anfore più tarde (dal XII secolo in poi) è una conseguenza dell’introduzione, verso la fine del X secolo, di un imballaggio di trasporto più economico e sicuro (il barile).

[*] Le anfore, pesantemente stivate le une sulle altre, durante i naufragi non potevano emergere e questo particolare ci consente di ritrovarle in odine durante le scoperte archeologiche.
[**] Fondata nel 181 a. C. per assoggettare a Roma la Carnia la città di Aquileia divenne ben presto il principale centro militare della X regio (Venetia et Histria).
FOTO 5. CRONOLOGIA DELLE ANFORE DI SALVORE (A)
FOTO 6. CRONOLOGIA DELLE ANFORE DI SALVORE (B)
BIBLIOGRAFIA
Bjelajac LJ., Amphorae of the Danubian Basin in Upper Moesia, Beograd 1996.
Bonifay M. – Dominique P., Amphores du V e au VII e s. À Marseille: nouvelles données sur la typologie et le contenu, Journal of Roman Archeology 8, Portsmouth 1995, 94 -120.
Bonifay M., Etudes sur la cèramique romaine tardive d’Afrique, BAR International Series 1301, Oxford 2004.
Brusić Z., Ranosrednjovjekovni nalazi iz hrvatskog podmorja, Archeologia Adriatica 4, Zadar 2010, 243-255.
Maggi P., Yolande Marion, Proizvodnja i distribucija amfora i terrae sigillatae u Lorunu, Zbornik I. Međunarodnog arheološkog kolokvija, Rimske keramičarske i staklarske radionice, Crikvenica 2011,175-189.
Marangou-Lerat A., Le vin et les amphores de Crète de l’epoque classique à l’epoque impériale. Etudes Cretoises 30, École française d’Athènes, Athènes 1995.
Pieri D., Le commerce du vin oriental à l’époque Byzantine, Beyrouth 2005.
Petrić M., Amfore Jadrana, Split 1989.
Radman – Livaja I., Trgovina Rimljana s lokalnim zajednicama, Trgovina i razmjena u pretpovijesti, Zagreb, 144-153.
Starac A., Promet amforama prema nalazima u Rovinjskome podmorju, Histria archaeologica, 37/2006, Pula 2006, 85 -116.
Zevi F., Amphores de Byzacène au Bas-Empire. I due tipi d’anfora africani, Antiquités africaines 3, Aix-en-Provence 1969, 173-195.