
La località di Salvore è situata sull’estrema propaggine dell’omonimo promontorio, che rappresenta il punto più occidentale dell’Istria – e quindi di tutta la Croazia – al limite meridionale del Golfo di Trieste.
La Comunità degli Italiani di Salvore, fondata nel 1960, annovera oltre 600 iscritti. Dopo una lunga attesa, ha ottenuto recentemente la disponibilità di una propria sede: il Ministero degli Affari Esteri italiano, infatti, ha perfezionato nei primi mesi del 2013 l’acquisto dell’immobile sito in località Bassania – via dell’Istria 1, 52470 Salvore (Regione Istriana, Croazia), destinandolo agli scopi della Comunità.
I locali, complanari rispetto al livello stradale, comprendono circa 200 mq, coperti e una veranda esterna; pertanto il sito presenta una buona visibilità e facile accessibilità. In prospettiva, tale sede appare ben idonea per accogliere – oltre alle attività di segreteria e di assistenza agli iscritti della Comunità – anche corsi di formazione, eventi pubblici e incontri aperti. Le pareti perimetrali potranno ospitare una rassegna iconografica permanente, incentrata su aspetti significativi e attrattivi del territorio di Salvore, della sua storia, delle sue tradizioni e delle sue attuali potenzialità economico-turistiche, accentuando il ruolo della C.I. quale punto di riferimento per l’intera comunità locale con le sue istituzioni e centro di promozione per lo sviluppo economico dell’area.(1)
Background storico-culturale
Salvore, in quanto parte a suo tempo del Comune di Pirano, già nella seconda metà del IX secolo era sotto l’influsso della Serenissima e nel 1283, quando Pirano riconobbe il dominio di Venezia, questa fu la nuova realtà anche per Salvore. Da quel momento la Serenissima sceglierà il suo podestà a Pirano e dirigerà lo sviluppo di quel comune, incluso Salvore, sino al 1797.
Il forte legame fra Salvore e Pirano, in contatto con la Serenissima, è confermato nei secoli seguenti dall’esistenza dei grandi possedimenti nella zona di Salvore che furono proprietà dell’aristocrazia piranese, sulla base dei titoli guadagnati per i loro meriti verso la Repubblica di Venezia. L’importanza del territorio salvorino, soprattutto per l’agricoltura, è confermata dal fatto che il podestà veneto Gerolamo Donato alla fine del suo mandato fece costruire il suo palazzo, ornato con lo stemma di famiglia, proprio nel centro di Salvore accanto alla chiesa parrocchiale.
La ricognizione storica più antica, prendendo le mosse dal periodo preistorico e dall’età romana, conduce alle testimonianze costituite dai castellieri dell’età del Bronzo e del Ferro
(S. Pietro, Monterosso, Romania, Colombania), dall’insediamento palafiittco nella baia di Zambrattia, dal relitto della nave datata al I millennio a.C. ritrovata nella baia. Da ricordare, nell’età romana, l’importanza del porto salvorino quale ultimo scalo sulla principale rotta commerciale lungo la costa orientale dell’Adriatico, il ritrovamento della lapide romana a Franceschia, l’inizio dell’attività agricola che diventerà una delle principali risorse di questo territorio.
Relativamente al periodo in cui Salvore, appartenente al Comune di Pirano, passa sotto l’influsso della Serenissima (seconda metà del sec. IX) sino alla sua completa sottomissione nel anno 1283, appaiono rilevanti e meritevoli di approfondimento:
- le due battaglie altomedievali dell’ 872 e 876, descritte dal cronista veneto Giovanni Diacono nel suo libro “Cronicom Venetum“;
- la famosa battaglia di Salvore del 1177 tra la flotta dell’Imperatore Barbarossa (sotto il comando di suo figlio Ottone IV) e la flotta veneziana di papa Alessandro III (sotto il comando del doge Sebastiano Ziani e Niccolo Contarini). Secondo la tradizione, Ottone si salvò nascondendosi nella cisterna vicino alla chiesa di San Giovanni e da qui deriverebbe il toponimo Salvore (Salvo-re). Importanti dipinti dedicati alla battaglia di Salvore si trovano nel Palazzo Ducale a Venezia (Domenico Tintoretto) e nel Palazzo Pubblico di Siena;
- la chiesa di S. Giovanni Evangelista a Salvore – menzionata per la prima volta nell’XI secolo, quando il papa Alessandro III, lieto per l’esito della battaglia, benedisse la comunità ecclesiastica salvorina;
- l’architettura sacrale del territorio (S. Lorenzo a Valfontane, S. Pietro a Monte Rosso).
Nel periodo del dominio della Repubblica di Venezia, dal 1283 al 1797:
- i rapporti fra i comuni di Pirano e di Salvore, da una parte, e tra Salvore e il comune di Umago, dall’altra;
- la menzione di Salvore nei manoscritti dei notai di Pirano e nello Statuto di Pirano nei secoli XIII-XVII;
- Salvore come punto d’orientamento sulle mappe di navigazione dei secoli XVI – XVIII;
- i grandi possedimenti terrieri delle famiglie aristocratiche piranesi (famiglia Apollonio, Donato, conti Furegoni, Gabrielli, Rota, Venier, marchesi Fabris…);
- le particolarità architettoniche delle residenze edificate nell’epoca;
- gli stemmi tardogotici del podestà veneto Gerolamo Donato, posti sulla casa parrocchiale;
- la vera da pozzo della cisterna, sita davanti alla stessa casa parrocchiale;
- il Quattrocento, caratterizzato dallo spopolamento per le pestilenze; la colonizzazione programmata dalle autorità venete, con l’afflusso di genti dai territori di frontiera (ad es. dalla Dalmazia);
- l’agricoltura come principale ramo economico; la correlata organizzazione dei rapporti con i prestatori d’opera e le relazioni sociali;
- la proprietà del feudo e del castello di Sipar: il suo sviluppo architettonico dai tempi antichi fino alla distruzione nell’876; le sovrastrutture successive; la vendita del possedimento da parte dei conti Bratti di Capodistria ai conti Rota nel 1552; le loro dispute fino al 1760; le recenti ricerche archeologiche avviate; la possibilità di ricostruzione virtuale del maniero in 3D;
- arte sacra; l’architettura della chiesa di S. Maria Magdalena a Zambrattia, i relativi arredi e gli interventi di restauro.
L’influenza di Venezia (dopo il 1797) sul territorio salvorino, traguardata attraverso testimonianze materiali e immateriali:

- La tipica imbarcazione di questi territori: la battàna salvorina. Le piccole barche dei pescatori, issate mediante carrucole a qualche metro da terra per difenderle dai forti venti di bora e di scirocco, venivano appese a due pali di acacia sopra la roccia, offrendo spunti d’ispirazione a fotografi e pittori (tradizione ormai a rischio di estinzione);
- il tipico modo di remare in piedi (voga alla veneta);
- La lingua parlata (istroveneto); cucina, giochi, antichi mestieri.
Ulteriori elementi di rilievo da approfondire nella ricerca storica:
- il faro di Salvore, costruito nel 1818 su progetto dell’architetto Pietro Nobile a spese degli operatori economici della Deputazione di Borsa di Trieste, secondo un innovativo modello amministrativo che oggi definiremmo di project financing. Quello di Salvore rappresentò, all’epoca, il primo faro moderno sulla costa orientale dell’Adriatico e il più moderno del Mediterraneo. Oggi, risulta il più vecchio faro dell’Adriatico ancora in uso;
- gli inizi del turismo organizzato nel territorio di Salvore testimoniati dalla presenza delle ville austro-ungariche costruite tra il XIX e gli inizi del XX secolo;
- la tradizione culturale, estesa al campo della musica, che trova riscontri significativi in alcuni archivi dell’area salvorina comprendenti, fra l’altro, partiture originali e trascrizioni di musiche antiche per organo, meritevoli di essere riscoperte e analizzate.
1. L’edificio, a un piano, ospitava anni addietro un noto ristorante, poi dimesso.